La solitudine è uno stato d’animo universalmente riconosciuto, caratterizzato generalmente da tristezza, senso di vuoto, sentimenti di esclusione e percezione del proprio sé lontano dagli altri anche quando inserito in contesti conviviali.
Ma come capire quando ci troviamo in una situazione pericolosa, senza via d’uscita, e quando invece, è un naturale sentimento legato alle circostanze che stiamo vivendo? Tutti possiamo dire di avere vissuto situazioni nelle quali ci siamo sentiti soli, abbandonati; situazioni nelle quali chi avevamo accanto non era in grado di comprenderci, oppure noi stessi non eravamo in grado di spiegare come ci sentivamo, e quello che vivevamo rimaneva inaccessibile, bloccato dentro di noi.
Risulta, quindi, indispensabile essere in grado di distinguere tra situazioni comuni e normali nelle quali tutti percepiamo questo stato d’animo, da situazioni anomale e patologiche nelle quali necessitiamo un aiuto di tipo tecnico specialistico.
Possiamo mettere a fuoco quali sono le caratteristiche del sentimento di solitudine come condizione preoccupante da un punto di vista clinico:
- Se ci sentiamo soli più volte al giorno tutti i giorni
- Se ci sentiamo soli in diverse situazioni relazionali (ad es. con gli amici, con la famiglia, al lavoro, in palestra…)
- Se resta poco spazio di pensiero dedicato ad altro che non sia il sentirci soli
- Se quando stiamo in mezzo agli altri indossiamo una maschera, un alter-ego che è solo un ombra di quello che noi siamo veramente e che non ci rappresenta a pieno
- Se il sentimento di solitudine è spesso collegato a ragionamenti nei quali ci sentiamo sconfitti, perdenti, sviliti nelle nostre potenzialità
Ci si può sentire soli anche quando si è inseriti in una moltitudine di persone! Questo sentimento infatti non è direttamente collegato alla possibilità di stare fisicamente con gli altri, ma dipende dalla difficoltà di connettersi psichicamente con gli altri, a livello relazionale empatico ed interpersonale.
Quando le nostre emozioni rimangono imbrigliate dentro il nostro mondo interno, e non sono accessibili dall’esterno, ecco che noi ci sentiamo soli, in quanto il nostro modello operativo interno è indirizzato ad una chiusura e rigidità tali da non permettere la comunicazione emotiva, la circolazione degli affetti e la sintonizzazione affettiva. E così noi manteniamo dagli altri una distanza che non sembra valicabile. Infatti, spesso la persona che soffre clinicamente di un vissuto di solitudine non permette al proprio mondo interno di mostrarsi, ma costruisce una immagine di sé idealizzata, non reale, capace però di essere ben voluta in quanto corrispondente alle aspettative degli altri[1]. Questo alter-ego, sembrerà al soggetto dapprima essere una buona scelta, una modalità funzionale di rapportarsi con mondo, o forse addirittura l’unica strada percorribile per stare collegata con il mondo esterno. Purtroppo, pur mostrandosi come una tana calda e protettiva, questa maschera rischia di essere veramente dannosa per il sé. In gergo tecnico, questa maschera si chiama “falso sé” e rappresenta un pericolo per la strutturazione della mente. Il vero sé del soggetto viene messo da parte e schiacciato in un angolo, con sempre maggior forza e determinazione man mano che trascorrono gli anni e il falso diventa sempre più predominante, non solo nelle relazioni esterne ma anche nei ragionamenti e nelle riflessioni personali intrapsichiche. In presenza di un alter-ego così schiacciante per le componenti vitali, spontanee, vere della persona emerge, inevitabilmente, una grande sofferenza del soggetto, sia attraverso sentimenti di solitudine, di smarrimento, di perdita delle relazioni affettive, nonché sentimenti di confusione.
Ci troviamo di fronte ad una sofferenza che non va sottovalutata, ma coscienziosamente va ascoltata e accolta come un bisogno di fare pulizia nella mente, distinguendo tra ciò che è vero e ciò che è falso, permettendo al vero Io di emergere, di esprimersi, di mostrarsi, di essere amato, riconosciuto.
[1] Con il termine “Altri” si intende ogni legame affettivo che rappresenti un valore nella storia di vita della persona. Ne sono esempi le figure genitoriali, il partner, i fratelli e le sorelle, gli amici.